Crescere e formarsi: l’indispensabile strategia di ognuno di noi

L’essere umano è tale perché ha una forte propensione ad apprendere e assimilare informazioni da ciò che ha intorno a sé, facendo proprie alcune strategie di sopravvivenza e di analisi contestuali.
La possibilità di adattamento, di comprensione profonda di ciò che succede intorno a noi e di analisi dello stesso ci ha portato ad esser ciò che siamo, con pregi e difetti.
Apprendere, imparare, capire, mettere in pratica e migliorare. Nella catena dei comportamenti umani queste modalità dovrebbero essere non solo auspicate, ma anche caldamente consigliate a chiunque e in qualsiasi luogo. Eppure se pensiamo al mondo del lavoro spesso capita che le persone non abbiano più il desiderio di imparare, spinte dalla convinzione di saper già fare tutto e di non aver più nulla da imparare.
È un fatto abbastanza noto: un manager, un quadro o comunque un professionista affermato molto difficilmente “accettano consigli da chiunque”, sopratutto se questo chiunque è anche più giovane. Emotivamente questo succede perché la certezza del proprio percorso lavorativo ma anche personale viene meno, quando ci viene detto di apprendere altro. È come se, in maniera del tutto irrazionale, il nostro cervello ci dicesse che nonostante tutta la fatica fatta, gli studi e le ore di lavoro, non siamo ancora abbastanza. È ovvio che nasca quindi una reticenza in questo contesto.
La formazione, lo sappiamo tutti, è fondamentale per stare al passo con i tempi, aggiornarci ed essere competitivi e performanti. Ma spesso è vista come un obbligo o come una cosa da fare solo presenziando fisicamente perché tanto “basta avere le presenze”.
Ma la colpa non è tutta dei discenti un poco svogliati.
La colpa è dei formatori.
Formare gli adulti, muoversi nel mondo intricato dell’andragogia, è molto complicato ed è per questo che chi decide di avventurarsi in questo strano e meraviglioso mondo deve subito partire da un presupposto: se una persona non apprende non è colpa sua, ma del formatore.
Il buon docente deve essere in grado di attirare l’aula a sé, tenerla attiva e vigile, interessata e fremente. Le cose che insegna devono effettivamente essere utili e se queste non lo sono nel breve periodo, allora renderle appetibili ma sopratutto renderle effettive anche nel mondo reale, al di fuori del contesto lavorativo.
Quante persone partecipano alle formazioni sulla sicurezza o sulla privacy partendo dal presupposto che tanto queste cose non verranno mai, o quasi, usate? Sicuramente non possiamo dargli torto perché ci siamo passati anche noi nel sottobosco di quei pensieri. Ma per far si che le informazioni vengano davvero assimilate, caliamole in un contesto più reale, nel mondo di tutti i giorni:
invece di spiegare come spegnere un piccolo incendio in ufficio, mostriamo come le stesse tecniche che apprendiamo in quel contesto possano essere utilizzate nel nostro privato o per aiutare qualcuno.
I formatori, per essere dei Buoni formatori, non devono solo formare lavoratori, ma esseri umani ancora più consapevoli di loro stessi che siano in grado, a loro volta, di far passare il messaggio che hanno appreso.
Formare vuol dire prendere qualcosa che già esiste e dargli un altro aspetto. Scegliamo consapevolmente che aspetto vogliamo dare, ai nostri discenti.
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