Neologismi e prestiti linguistici: un fenomeno nuovo ma vecchio

Neologismi, prestiti linguistici o parole derivanti dall’inglese: non importa quali siano i termini precisi che le attribuiamo, la lingua italiana ne è piena e ormai la situazione sembra irreversibile. Che ci piaccia o no, certi termini della lingua italiana sono sempre più spesso rimpiazzati da quelli in inglese.
Non bisogna essere linguisti per notare che questo cambiamento, ormai, non riguarda soltanto il linguaggio giovanile, ma anche una serie di altri settori di uso quotidiano (non giovanissimi inclusi). Ci troviamo spesso di fronte a parole come “target”, “team”, “budget” e l’utilizzatissimo “manager”; a sfavore dei tradizionalisti, quest’ultimo ha ormai completamente rimpiazzato la parola “responsabile”. Scopriamo, perciò, che il fenomeno dei prestiti linguistici non è poi così nuovo e, anzi, è vecchio tanto quanto lo è l’umanità stessa: la lingua parlata è un fenomeno in continua evoluzione, lo è sempre stato e lo sarà per sempre.
L’origine delle parole, i neologismi e la linguistica diacronica
La lingua e il linguaggio non sono mai stati “fermi”. Lo testimoniano, per esempio, gli antichi romani. Avrete tutti senz’altro sentito che la parola “guerra” deriva dalle lingue delle antiche tribù germaniche e che il suo equivalente latino è bellum. Lo stesso vale per “schiena”, che deriva anch’essa dal germanico “skina”, mentre la sua corrispondente latina è “rursus”. Il processo al contrario, invece, è ben più notevole.
Nella terminologia delle altre lingue europee (e non solo) troviamo molte parole derivanti dal latino e dal greco. La maggior parte dei termini medici deriva dal greco antico; per esempio, “osteopatia” altro non è che la combinazione di ostéon, “osso” e páthos, “sofferenza”. Inoltre, sicuramente avrete notato che alcuni termini in inglese sono simili a quelli dell’italiano, come “absorb”, ovvero assorbire. Questi termini si chiamano “latinismi” e sono derivanti dal latino e, per la gioia di coloro che sono fluenti nelle lingue romanze, li utilizza praticamente tutto il mondo.

Stando a quanto precedentemente detto, è bene ricordarsi che, se stiamo utilizzando una lingua non romanza ‒ una lingua che, quindi, non deriva dal latino ‒, quest’ultima va presa come tale e perciò non possiamo dare per scontato che essa sia composta soltanto da latinismi. Le lingue che, infatti, si parlano in quella che viene attualmente considerata l’Europa del nord non fanno un largo uso di termini derivanti dal latino. Per esempio, in tedesco ambulanza si dice “Krankenwagen”, che si traduce letteralmente come “mezzo di trasporto per i malati”. Si potrebbe usare anche “Ambulanz”, il suo equivalente derivante dal latino, ma basta consultare velocemente un dizionario per vedere che l’ultimo termine si riferisce anche all’infermeria. Invece, se cercassimo la traduzione in tedesco di “infermeria”, ci risulterebbe “Krankenstation”, ovvero “la stazione o il punto di stallo per i malati”. Ora, se volessimo analizzare pure “Krankenstation”, scopriremmo che il termine tedesco “Station” in italiano equivale a “stazione”, e così via.
Questo tipo di analisi prende il nome di linguistica diacronica. Come precedentemente dimostrato, grazie alla linguistica diacronica e dopo un attento processo di analisi, possiamo risalire alle origini di svariati termini.
Le culture e le popolazioni oggigiorno si mischiano fra di loro così come si sono mischiati in precedenza e, con essi, anche le lingue, dando vita ai neologismi. Attualmente la lingua dominante è l’inglese, ma una volta lo era il latino e prima ancora lo è stato il greco. Non sappiamo cos’abbia in serbo per noi il futuro e quali saranno le lingue che utilizzeremo. Ma una cosa è sicura: le lingue sono dinamiche e in continuo movimento; si tratta di un meccanismo che non si può fermare e che, inoltre, non è mai stato fermo.