Come funziona il lavoro no profit? Consigli ed errori da non commettere

Il lavoro no profit è una professione vera e propria che si basa sulla passione e sull’obiettivo primario di voler aiutare delle persone. Ma come funziona e come iniziare a lavorare con e per loro? Tutti i consigli e gli errori da non commettere lungo il percorso.
Che cos’è il lavoro no profit?
Tantissime volte si sente parlare di lavoro non profit e nella maggior parte dei casi non si ha una vera e propria idea di cosa possa essere. Prima di tutto si tratta di associazioni senza scopo di lucro atte ad aiutare persone in difficoltà o anche in merito ad una categorie di soggetti a rischio.
La sua espressione evidenzia il fatto che non ci sia un profitto ma un obiettivo. Solo in Italia gli enti senza scopo di lucro hanno avuto un aumento del 28% rispetto al 2001 quando se ne sentiva parlare pochissimo. Ora per questo mestiere è stata introdotta una riforma in riferimento del terzo settore tanto da subire nel corso degli anni una crescita continua di qualità nei servizi offerti.
La definizione vera e propria di un lavoro no profit non è semplice, infatti oggi si identificano questi settori come terziari ovvero con organizzazioni intermedie tra Stato e mercato. L’ente senza scopo di lucro opera con una mission che è il bene comune senza trarre alcun guadagno.
Lo Stato a questa tipologia specifica di enti riconosce la sua personalità giuridica – oggi. Perché? Questo dettaglio è molto importante, infatti permette di dividere il patrimonio degli amministratori in forma separata rispetto a quello dell’ente evitando una confusione di tipo patrimoniale nel caso in cui insorgessero dei debiti nel tempo.
Si deve anche evidenziare il fatto che la parola no profit non significa che non ci sia un attivo prodotto. Per andare nello specifico, l’utile che viene ricavato nel corso del tempo non viene distribuito tra tutti i membri che fanno parte dell’associazione ma si versa sul patrimonio che viene utilizzato per tutti i servizi e le operazioni di volontariato.
La mission di un lavoro non profit è senza dubbio altruistica con un lavoro che si sviluppa su persone che hanno bisogno, a rischio, presso aree del mondo con guerre – fame – epidemie. Negli ultimi anni si sono aggiunte anche categorie che riguardano animali e ambiente, considerando non solo gli obiettivi dell’agenda 2030 ma anche i disastri che riguardano direttamente il Pianeta Terra nonché la sopravvivenza futura.
Tipologie di enti senza scopo di lucro
La passione per il lavoro no profit porta ogni persona a volerne sapere sempre di più per approcciare a questo settore. Per esempio ci sono tantissime associazioni senza scopo di lucro e divise in settori. Per fare chiarezza:
- Le Onlus fanno parte di una categoria specifica con una qualifica fiscale differente per rispondere a requisiti fondamentali che sono previsti dalla legge italiana vigente e vengono registrate presso l’Agenzia delle Entrate
- Gli enti non commerciali che non si occupano solo o comunque prevalentemente di attività che hanno un ordine commerciale
- Gli enti commerciali che non sono a scopo di lucro ma svolgono attività di tipo commerciale
Ci sono delle classificazioni che vengono fatte anche sotto il profilo giuridico, come per esempio:
- Associazioni di promozione sociale
- Associazioni riconosciute oppure non riconosciute
- Fondazioni di vario tipo
- Associazioni sportive per dilettanti
- Comitati e organizzazione di volontariato
Se la passione per il no profit è tanta, come fare per entrare in questo mondo? Prima di tutto bisogna sapere che essendo una professione volontaria, per gli Enti è quasi impossibile reperire del personale. Infatti negli ultimi periodi sono tanti quelli che fanno corsi formazione per arrivare a giovani diplomati o neolaureati che vogliano intraprendere questa professione.

Gli errori da non commettere per lavorare nel no profit
Per chi volesse iniziare a lavorare nel no profit ci sono degli errori da non commettere. Spesso infatti ci si avvicina a questo mestiere con la convinzione che sia facile ma che soprattutto non si debba fare in maniera corretta, visto che non c’è una remunerazione.
Questi sono gli errori più frequenti da non fare:
- Mai sottovalutare il tipo di mestiere
Lavorare nel non profit è un lavoro vero e proprio esattamente come quando si è impiegati in una azienda o ente. Non solo, infatti tra le caratteristiche peculiari che vengono richieste non c’è solo professionalità e competenza bensì anche importanza all’organizzazione e tatto per le problematiche altrui.
Se si è ad un colloquio per entrare a far parte dello staff di uno degli enti senza scopo di lucro il consiglio è quello di andare a fondo delle proprie esperienze, obiettivi futuri e la motivazione nel voler prendere una strada così difficile.
È altresì importante valorizzare il volontariato e soprattutto essere convinti di potersi candidare e portare avanti una posizione non retribuita.
- Il curriculum non basta
In questi enti è richiesta esperienza nel campo del sociale e del volontariato, ma è ancora più sbagliato voler puntare tutto sul volontariato. Quali sono i progetti nella testa e quali sono le skills a cui proprio non si può fare a meno? La storia personale viene vista come un valore aggiunto con disponibilità a viaggiare, a trattare dei casi difficili ed essere a disposizione. Inoltre in che cosa si è specializzati? Organizzazione, finanza oppure gestione aziendale potrebbero fare la differenza sugli altri candidati.
- Arroganza sinonimo di superficialità
Le associazioni sono gestite esattamente come una azienda a scopo di lucro e l’atteggiamento sbagliato non viene accettato. Il fatto di non voler generare profitti non da l’autorizzazione nel mostrarsi arroganti e superficiali, anzi la ricerca del personale verte su persone professionali e sensibili.