Dipendenza dal lavoro

La dipendenza dal lavoro è stata introdotta nel 1971 da Oates, per indicare il bisogno incontrollabile di lavorare incessantemente; si differenzia dalle classiche dipendenze comportamentali perché si riferisce ad un’attività che richiede uno sforzo finalizzato alla produzione di un lavoro o di un sevizio, per il quale si prevede una remunerazione.
“Possiamo vivere nel mondo una vita meravigliosa se sappiamo lavorare e amare, lavorare per coloro che amiamo e amare ciò per cui lavoriamo.”
LEV TOLSTOJ
I sintomi
Si parla di dipendenza dal lavoro in presenza di questi sintomi
- Tempo eccessivo dedicato volontariamente al lavoro (più di 12 ore al giorno, compresi weekend e vacanze)
- Preoccupazioni ossessive collegate al lavoro;
- Poche ore dedicate al sonno notturno con conseguente irritabilità;
- Sintomi di astinenza in assenza di lavoro (ansia e panico);
Nel 1992 Spence e Robbins definirono la nozione di triade workaholic, caratterizzata da:
- impegno nel lavoro
2. motivazione nel lavoro
3. piacere ricavato dal lavoro
Grazie a queste tre caratteristiche vennero identificati tre profili di workaholics, ovvero di soggetti dipendenti dal lavoro:
- i dipendenti entusiasti = chi mostrava elevato impegno ma poca motivazione;
- gli entusiasti del lavoro = coloro che possedevano impegno, motivazione e piacere nel lavoro;
- i dipendenti da lavoro = coloro che mostravano elevato impegno e motivazione nel lavoro ma poco piacere nel lavorare;
Coloro che risultarono essere ossessivi e perfezionisti, con ambizioni eccessive e obiettivi irrealistici, spesso soggetti ad elevate quote di stress sono i dipendenti dal lavoro; ciò che infatti viene meno, è il piacere di lavorare.

Quali sono i comportamenti della persona con dipendenza dal lavoro?
Il soggetto dipendente dal lavoro spende la maggior parte del proprio tempo in attività correlate al lavoro, mettendo in secondo piano tutto il resto della vita.
Questa situazione, oltre uno stato di stress costante, genera problematiche dal punto di vista personale; il dipendente dal lavoro, tende, infatti a trascurare la famiglia e tutto ciò che non concerne la sfera lavorativa.
Nel 2008, Schaufeli e i suoi collaboratori definirono la dipendenza dal lavoro come la combinazione di due dimensioni:
- lavorare eccessivamente: questa rappresenta la componente comportamentale, che indica come gli stacanovisti del lavoro dedicano una quantità eccezionale del loro tempo e della loro energia per lavorare andando al di là di quanto sarebbe necessario;
- lavorare compulsivamente: rappresenta la dimensione cognitiva ed implica che i workaholic sono ossessionati dalla loro professione, anche quando non stanno lavorando.
Dalla combinazione di queste due dimensioni si evince che i soggetti dipendenti dal lavoro, tendono a non riuscire a smettere proprio perché spinti da un impulso interno.
Quali sono i fattori che scatenano questo tipo di dipendenza?
La dipendenza dal lavoro sembra derivare da una sinergia di fattori; primo su tutti il contesto familiare, in cui i figli tenderanno ad assumere gli alti standard dei genitori, eccellendo nelle attività scolastiche ed extrascolastiche. Tali atteggiamenti, vissuti come naturali, avrebbero come scopo quello di ricevere attenzioni da parte degli stessi genitori.
Un ulteriore fattore riguarda l’innovazione tecnologica che, indebolendo i confini naturali tra ambito professionale e privato, avrebbe permesso al lavoro di invadere lo spazio personale.
Il bisogno di affermarsi e la paura di non farcela, sono due delle principali cause della dipendenza dal lavoro, capaci di scatenare comportamenti ossessivi compulsivi.
La motivazione al successo riguarda la necessità di realizzare obiettivi complessi che comportano il superamento di ostacoli in maniera autonoma, oltre che competere e superare gli altri ottenendo un riconoscimento immediato. I soggetti dipendenti dal lavoro tendono a sentirsi più capaci di gestire compiti legati alla professione, piuttosto che attività extralavorative, per questo cercano di dedicarsi totalmente al lavoro.
L’insicurezza, legata alla voglia di sentirsi riconosciuti crea tendenze ossessive-compulsive, che se non vengono identificate e gestite creano una rottura di tutta la vita extra-lavorativa.