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Lavoro

La mente ecologica: influenziamo la ricerca del lavoro?

“Il fiume modella le sponde e le sponde guidano il fiume”. 
Questa è un’affermazione dell’antropologo, sociologo e filosofo Gregory Bateson, Padre dell'”ecologia della mente”, su cui riflettere a livello personale e lavorativo. In particolar modo per gli aspetti organizzativo-gestionali e per quelli professionali in generale, anche per ciò che concerne il trovare un’occupazione.

L’interazione con l’ambiente e la ricerca di lavoro

Perché noi influenziamo l’ambiente ed ovviamente l’ambiente ci influenza. Ormai è un’evidenza scientifica supportata da numerosi studi e nota a tutt* grazie all’ergonomia ed all’esperimento, ormai datato, presso gli stabilimenti della Western Electric Company di Mayo (1927). 

La relazione soggetto persona ed ambiente è un’interazione costante caratterizzata dalla reciprocità e dal mutamento che (facendo riferimento alla terminologia della psicologia) potremmo definire transazione.
Questa premessa è fondamentale per capire cosa possiamo fare quando cerchiamo lavoro. Infatti, per quanto riguarda la ricerca delle opportunità di lavoro ci sono elementi presenti nell’ambiente esterno, come per esempio:

  • la legge domanda-offerta;
  • gli strumenti da usare (es. pc, job boards, email, siti aziendali etc.);
  • le organizzazioni (es. aziende);
  • le esigenze e contingenze del potenziale datore di lavoro;
  • il numero di candidat* (concorrenza e competizione);
  • le tipologie di contratto;
  • la dimensione economica e sociale;
  • i rischi oggettivi (es. rischi fisici come il rumore e le radiazioni)

Chiaramente presenti insieme ad aspetti individuali e soggettivi, aspetti dell’ambiente interno di tipo psicologico che orientano i nostri comportamenti nei confronti dell’esterno.
Ovvero? Cosa significa? Significa che in base alla nostra personalità, alle nostre esigenze ed ai nostri bisogni economici, personali e di autorealizzazione:

  • stabiliamo i parametri della nostra ricerca (es. posizione e ruolo, retribuzione, azienda, settore, mansioni, luogo, competenze richieste, formazione);
  • decidiamo le modalità di application (es. job board, social network, email);
  • chiediamo o non domandiamo un feedback sull’esito della nostra candidatura;
  • esperiamo vissuti emotivi;
  • agiamo in un dato modo (es. inoltrare candidature a tappeto / smettere di cercare lavoro)

Quindi c’è una relazione tra l’ambiente esterno e noi e viceversa. Scontato, vero? Non come sembra!

L’ecologia della mente per trovare lavoro

La relazione tra organismo ed ambiente è stata denominata come “ecologia della mente”.

ragazza seduta davanti al computer che sorride

Il concetto di mente ecologica o “pensiero ecologizzante” è stato elaborato proprio da Gregory Bateson, autore della frase scelta come incipit dell’articolo, per esplicare la vitalità del pensiero umano e quindi la possibilità e capacità di reagire, inviare e ricevere messaggi, di essere interattiva, di imparare dall’errore e ragionare sragionando (Chiosso G.,2009).

Ragionare sragionando sembra paradossale, eppure se approfondiamo il pensiero di Bateson o ci riflettiamo bene scopriamo che così non è. E’ indubbiamente paradossale, invece, cercare un’occupazione affidandosi soltanto al caso ed alle contingenze esterne senza considerare quello che dipende da noi (trovate qualche spunto utile per la ricerca qui https://www.corsielavoro.it/articoli/lavoro/il-vademecum-del-candidato-ricerca-lavoro/) e che noi abbiamo un impatto sull’ambiente come esso lo ha su di noi. Purtroppo, eppur vero che inserirsi in alcuni ambiti (per lo più di tipo umanistico) è un’impresa ardua e frustrante: inutile negarlo o ignorarlo! In questi casi bisogna essere flessibili, ma ciò non vuol dire rinunciare al proprio progetto o arrendersi di fronte alle difficoltà o convincersi che non si può far nulla dal momento che le cose stanno così.

“Ciò che affermo è che non conta tanto ciò che l’uomo è, ma piuttosto quello che progetta di fare di se’ stesso. Per fare il balzo egli deve fare qualcosa di più che scoprirsi: deve rischiare una buona percentuale di confusione. Poi, al più presto, come afferra la fugace visione di una vita diversa, deve trovare la maniera di superare il momento della minaccia paralizzante e per questo vive l’attimo in cui si chiede chi sia realmente, quello che è o quello che sta per divenire”.

 George Kelly

Irene Saya

Psicologa del lavoro e del benessere nelle organizzazioni (n iscrizione Ordine Piemonte 9396) Inseguo la mia passione per il mondo HR “come fosse l’ultimo autobus della notte” (T. Guillemets). Sarà per questo che dalla Trinacria sono arrivata a Milano facendo tappa nella città della Mole e non conosco la mia prossima destinazione? Già! Dopo la laurea col massimo dei voti ottenuta con una tesi su un progetto di formazione innovativo in FCA, mi sono occupata di recruiting e di progettazione di interventi formativi in piccole aziende fatte da grandi persone che mi hanno arricchita umanamente e professionalmente, insegnandomi a cogliere la bellezza collaterale degli imprevisti. Adesso sono una recruiter di profili IT. Il mio motto è: “Ci saranno sempre pietre sulla strada davanti a noi. Saranno ostacoli o trampolini di lancio; tutto dipende da come le usiamo” (Friedrich Nietzsche).

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