La paura della scelta

*In epoca romana il fiume Rubicone segnava il confine tra l’Italia, considerata parte integrante del territorio di Roma, e la Gallia Cisalpina (era quindi vietato ai generali di passarlo in armi). L’episodio storico, cui il nome del fiume è legato, vede Cesare attraversarlo nel 49 a.C alla testa del suo esercito,manifestando in tal modo la sua ribellione allo stato romano. Secondo il racconto di Svetonio pare che prima di risolversi a questo passo abbia esitato e infine abbia preso la sua decisione esclamando “alea iacta est” (il dado è tratto).
Quante volte ci capita di esitare prima di decidere? Quante volte non sappiamo cosa fare? Quante volte sentiamo il peso del dover scegliere? Eppure prendiamo decisioni continuamente nella vita quotidiana. Nel momento in cui lo facciamo, scegliamo. Scegliere implica un cambiamento ed un’azione: un passaggio del Rubicone. Ognuno ha il proprio personale Rubicone. In ogni scelta c’è sempre una fase iniziale di presa di decisione caratterizzata da componenti motivazionali seguita dalla realizzazione della decisione, dall’azione in cui operano componenti volitive. Le due fasi sono separate dalla formazione dell’intenzione di agire (il Rubicone, il punto di non ritorno) che è il momento psicologicamente più faticoso per ciascuno di noi.
Come prendere le decisioni giuste sul lavoro
Quindi nella sfera professionale cosa possiamo fare? Dipende dalla decisione che dobbiamo prendere, in generale potrebbe esserci utile:
- Partire dal presupposto che non esiste una scelta giusta o sbagliata in assoluto;
- Chiederci se sarebbe la scelta che faremmo in futuro;
- Ascoltare le emozioni mettendole in relazione con l’aspetto razionale;
- Non ignorare la paura;
- Comprendere i nostri bisogni;
- Raccogliere informazioni e consigli da persone con maggiore esperienza;
- Evitare di sopravvalutarsi o sottovalutarsi;
- Accettare il cambiamento;
- Fare una lista dei pro e dei contro;
- Individuare le proprie priorità.

Ovviamente questa non è una guida, sono dei possibili suggerimenti.
Probabilmente continueremo a temere di aver fatto la scelta sbagliata, penseremo che potrebbe esserci un’alternativa migliore.
Per fare riferimento a questo Mc Ginnis, autore americano e venture capitalist noto per la FOMO (fear of missing out, paura di esser tagliati fuori che potete approfondire a questo link), ha coniato l’acronimo FOBO (fear of better options) che definisce come “biologia di volere sempre il meglio” e che consiste nella paura di una scelta migliore.
Potremmo considerarla come una paura di perdersi qualcosa, ma perdere qualcosa è sempre negativo? Perdere un’opportunità determina la presentazione soltanto di occasioni peggiori? A volte ci focalizziamo su quello che abbiamo lasciato/perso lungo la strada senza notare quello che abbiamo, senza stare nel presente.
Non è una riflessione filosofica, ma concreta: significa imparare ad essere consapevoli delle proprie decisioni e soprattutto decidere senza la paura di aver perso occasioni migliori. Siamo noi a stabilire qual è la scelta migliore, perché esattamente come ciò che è giusto e ciò che è sbagliato (indipendentemente dalla morale) lo decidiamo noi in relazione a qualcosa ( anche in relazione alla morale stessa ed alla nostra etica professionale). Infatti un ruolo professionale con le mansioni Y può essere giusto per una persona e non per un’altra per la quale saranno meglio quelle X e non per un’altra ancora che svolgerà XY ed un’altra ancora che farà Z ed ancora un’altra che avrà lo stesso ruolo in un altro settore e quindi mansioni che sono un ibrido” tra X ed Y ecc. Semplifichiamo il concetto con un esempio noto
“Ognuno di noi è un genio. Ma se si giudica un pesce dalla sua abilità di arrampicarsi sugli alberi, lui passerà tutta la sua vita a credersi stupido.” Chi stabilisce che è più giusto nuotare anziché arrampicarsi sugli alberi? Indubbiamente per il pesce è meglio nuotare, ma per una scimmia no!