Metaverso e mondo del lavoro: cosa cambierà?

Nel giro dei prossimi due o tre anni, si prevede che la maggior parte degli incontri virtuali si sposterà dalle griglie di immagini della telecamera 2D al Metaverso, uno spazio 3D con avatar digitali; tutte le call a distanza che hanno riempito le nostre giornate di lavoro negli ultimi due anni, potrebbero essere presto superate da questa nuova tecnologia.
Cos’è il Metaverso: quando nasce questa parola?
Il termine “Metaverso” è stato coniato per la prima volta dallo scrittore di fantascienza Neal Stephenson nel suo romanzo del 1992 “Snow Crash”; di fatto, è il superamento della bidimensionalità della Rete, verso uno spazio tridimensionale virtuale da abitare con altre persone, presenti sotto forma di avatar.
Si tratta di una novità importante che riguarda l’uso dei visori Oculus finora usati per i videogiochi. Mark Zuckerberg promette che questi strumenti verranno usati per studiare, lavorare e comunicare con i colleghi, anzi con i loro avatar.
Il ceo di Meta prospetta di fatto un mondo con svariate comunità virtuali interconnesse dove svolgere diverse attività, comprese quelle lavorative.
Facebook ha lanciato, inoltre, un software per riunioni aziendali, chiamato Horizon Workrooms: invece di vedere colleghi e clienti sullo scacchiere delle video-riunioni, è possibile incontrarli in uno spazio aziendale virtuale senza spostarsi dalla scrivania dell’ufficio o di casa.
Metaverso: le implicazioni per il futuro del lavoro
Il Metaverso potrebbe rappresentare un ulteriore punto di svolta per l’evoluzione del lavoro a distanza.
Lo scopo, come afferma Bill Gates, è quello di utilizzare l’avatar per incontrare persone in uno spazio virtuale che replica la sensazione di essere in una stanza reale e utilizzare quindi la realtà aumentata per simulare riunioni di lavoro il più reali possibili.
Il primo passo per muoversi in questa nuova realtà è la creazione di nuovi occhiali per la realtà aumentata e guanti da utilizzare per riprodurre in modo fedele il linguaggio del corpo nella realtà del Metaverso; con lo sviluppo di prototipi di realtà 3D per lo smart working.
Questa realtà non sostituirà del tutto il lavoro in presenza, ma potrebbe rappresentare una nuova possibilità nell’organizzazione del lavoro: dalle e-mail alle chiamate audio, dalle riunioni video alle nuove riunioni immersive senza eliminare l’incontro fisico. Tutto questo comporterà più opzioni e più flessibilità su come incrociare la connessione umana e la connettività.
La possibilità di avere un’aula di formazione, nella quale posso dialogare con il professore anche se a distanza vedendolo come fosse dal vivo, e magari interagire con un mio collega, anche se il collega è dall’altra parte del mondo, può significare molto.
La parte relazionale sarà comunque fondamentale, per questo è importante tutelare anche l’incontro fisico che pone in essere tutta la comunicazione non verbale che rischia di perdersi con il Metaverso.
Il passaggio da Facebook al Metaverso: le nuove frontiere social
Nel 2021 la colonizzazione dei dati social di Facebook ha cambiato profondamente internet dando vita a una nuova realtà dove dati intimi sui nostri comportamenti sociali e azioni fisiche possono essere raccolti e sfruttati per profitto.
Questo passaggio ha portato a costruire ambienti virtuali in cui ogni azione umana possa essere registrata, predetta e monetizzata.
Tutto l’universo social di Facebook è stato pioniere dell’arte della raccolta dati e dell’utilizzo degli stessi per catturare tramite algoritmi la nostra attenzione, applicando nella pratica la definizione di Metaverso, ossia una trasposizione della realtà fisica in una dimensione virtuale, in cui una delle sfide legali diventa quella della legge applicabile al Metaverso.

Quali sono i vantaggi della formazione nel Metaverso?
Le simulazioni in AR e VR, inoltre, tornano utili per meglio apprendere le procedure operative, così come per l’apprendimento: seguire un corso a distanza, in streaming, non è efficace come in presenza, ma indossando visori per la realtà virtuale si può riprodurre fedelmente l’esperienza di una classe, facilitando la collaborazione fra gli alunni e fra insegnanti e alunni, contribuendo anche allo sviluppo delle soft skill, competenze non tecniche ma sempre più ricercate dai datori di lavoro.
Per concludere: è importante distinguere il non-luogo dal luogo, uno spazio in cui colui che lo attraversa non può leggere nulla né della sua identità, né dei sui rapporti con gli altri o, più in generale, dei rapporti fra gli uni e gli altri.
Il metaverso non toglierà la scena al mondo “umano” ma rappresenterà la chiede di volta per accorciare distanze e limitare gli errori; solo il tempo ci dirà come andrà.
“Ci sono luoghi dove le differenze vengono rese invisibili e ognuno di essi ha una specifica modalità, tra questi, gli spazi vuoti. Luoghi ai quali non viene attribuito nessun significato. Non hanno bisogno di essere divisi fisicamente da staccionate o barriere. Non sono luoghi proibiti, ma spazi vuoti, inaccessibili a causa della loro invisibilità.” .
(J. Kociatkiewicz e M. Kostera, citati Z. Bauman, Modernità liquida, 2002)
Questi sono spazi che non hanno alcun tipo di significato e non sono nemmeno in grado di darne uno. Per come vengono descritti, sono luoghi che non vengono “colonizzati” perché nessuno ne sente il bisogno, sono in fondo alla lista di tutti gli spazi descrivibili.
La vacuità del luogo è negli occhi di chi guarda e nelle gambe o nelle ruote di chi procede. Vuoti sono i luoghi in cui non ci si addentra e in cui la vista di un altro essere umano ci farebbe sentire vulnerabili, a disagio e un po’ spaventati»
(Z. Bauman, Modernità liquida, 2002, p. 116)
Il Metaverso non toglierà la scena al mondo “umano” ma rappresenterà la chiave di volta per accorciare distanze e limitare gli errori; solo il tempo potrà dirci di più sul suo andamento.