Reverse Mentoring: cos’è e perché è utile

Cos’è il reverse mentoring? Sono diverse le aziende che usano questo metodo per far crescere i propri dipendenti e dargli nuovi stimoli. Le aziende che hanno provato questa metodologia hanno potuto ottenere numerosi vantaggi e far crescere in un sol colpo tutto il team. Sia giovani che meno giovani possono beneficiare di tale soluzione.
Tuttavia, non tutti sono a conoscenza di questa tecnica. Anzi, alcuni non ne hanno mai sentito parlare e non hanno idea di che benefici possa dare all’azienda o al lavoratore stesso. Ecco quali sono tutte le caratteristiche del reverse mentoring, perché questa tecnica può rivelarsi utile e come riuscire ad applicarla nel contesto lavorativo.
Cos’è il Reverse Mentoring?
In primo luogo, è bene capire cos’è il reverse mentoring. Difatti, spesso in azienda si sente parlare di mentoring. Questa pratica consiste nell’affiancare a una risorsa più giovane una con più esperienza. Si crea dunque una sorta di “tutoraggio” ideale per i colleghi junior.
Ebbene, il reverse mentoring si basa sullo stesso principio, ma i ruoli sono diversi. Chi applica questa metodologia permette ai dipendenti più giovani, meno esperti ma più avvezzi a tecnologia e digital, di seguire i colleghi senior. Questi ultimi, così facendo, possono ottenere nuove skills e riuscire a familiarizzare con i processi tecnologici di ultima generazione.
D’altronde, questo termine si può tradurre come “mentoring al contrario“. Le parti di insegnante e studente vengono invertite ma ovviamente si cerca di creare comunque un rapporto benefico che possa dare vantaggi a entrambe le parti.
Negli ultimi tempi, questa tecnica viene applicata in azienda perché vista come fondamentale dagli addetti alle risorse umane. Questo perché può permettere a quattro generazioni differenti di colleghi di collaborare alla perfezione, coesistendo nello stesso ambiente di lavoro senza problemi.
Perché c’è bisogno del Reverse Mentoring?
Una prima ragione è stata appena menzionata. Un’azienda ha bisogno del reverse mentoring perché nel proprio ambiente di lavoro possono coesistere più generazioni di dipendenti. Ogni collega inizialmente può trovare delle difficoltà a livello comunicativo o di collaborazione. Se viene sottovalutato, ciò può danneggiare i processi aziendali.
Allo stesso tempo, visto che il mondo lavorativo moderno corre veloce, i dipendenti senior possono soffrire i continui aggiornamenti di programmi, software e gestionali. Questo può creare una sorta di “digital gap” in azienda e anche ciò potrebbe avere dei risvolti negativi dal punto di vista della produzione finale.
In termini di rendimento, i colleghi più avanti con gli anni potrebbero risentirne mentre quelli più giovani, pur avendo le conoscenze informatiche, potrebbero non avere la necessaria esperienza per raggiungere determinati obiettivi.
Con questa tecnica invece, si cerca di trovare l’equilibrio perfetto tra i membri del team. Coloro che non hanno dimestichezza con il mondo digitale possono apprendere i nuovi sistemi e aggiornarsi mentre i più giovani possono ottenere l’esperienza che manca per diventare professionisti nel campo in cui operano.
Vista l’importanza del reverse mentoring, non bisogna stupirsi se in tanti ambienti di lavoro si applica questa metodologia.

Quali sono i vantaggi del Reverse Mentoring?
I vantaggi del reverse mentoring sono diversi. Eccoli nei dettagli, così da comprendere ancor di più l’importanza di questa metodologia.
- Superamento del “digital gap”: come detto in precedenza, a causa degli aggiornamenti digitali e informatici può crearsi un “digital gap” in azienda. Questa tecnica permette di ridurlo e a poco a poco di superarlo completamente.
- Miglioramento della cultura aziendale: con questa tecnica si tende a valorizzare una cultura aziendale che sia votata all’apprendimento e alla condivisione. Ovviamente, con questo metodo si punta anche al team building, costruendo rapporti più solidi tra colleghi appartenenti a diverse generazioni.
- Valorizzazione delle abilità dei giovani: i giovani talenti presenti nel team possono esprimere le loro potenzialità in questo modo. Comunque, bisognerebbe sempre gestire con cura le potenzialità dei dipendenti junior, che in questo modo possono risplendere senza montarsi la testa.
- Potenziamento delle abilità di leadership: i giovani coinvolti nel reverse mentoring possono sviluppare capacità che li renderanno leader in futuro. Questo significa capire come spronare gli altri a dare il meglio e mettersi in gioco quando si parla di collaborazione.
- Diversità e inclusione: in questo modo, il team può essere più inclusivo e si possono eliminare le differenze dovute all’età.
In definitiva, vantaggi del reverse mentoring sono davvero fondamentali per un’azienda che vuole crescere. Inoltre, questa tecnica può favorire a creare un ambiente di lavoro sano, dove vigono rispetto e cooperazione.
Come applicare il Reverse Mentoring: consigli e suggerimenti
Per godere di tutti i vantaggi del reverse mentoring, è necessario applicarlo nel modo giusto. Per farlo, ci sono consigli e suggerimenti che bisogna seguire.
Nel dettaglio, un’azienda che vuole provare questo metodo deve seguire queste fasi:
- Stabilire l’obiettivo da raggiungere
- Fare un programma di reverse mentoring
- Abbinare mentor e mentee
- Far partire il programma
- Monitorare i risultati
Nel dettaglio, ecco come dovrebbe essere organizzata ogni fase di tale metodo.
1. Stabilire l’obiettivo da raggiungere
Questa è la prima fase del reverse mentoring. Bisogna definire quale obiettivo si vuole centrare, stabilendo i giusti parametri. Allo stesso tempo, in questa fase bisogna anche stabilire i vantaggi che si vogliono ottenere mettendo in pratica questa tecnica.
2. Fare un programma di reverse mentoring
In questa fase, si analizzano i dettagli più tecnici del reverse mentoring. Infatti, bisogna stabilire quale dipendente dovrà partecipare al programma, quale sarà la durata di questo sistema e quali saranno i cambiamenti da monitorare.
Inoltre, bisogna anche comprendere come organizzare le sessioni di reverse mentoring. Ci sono tre modi per applicare questo sistema: da remoto, in gruppo o in modo individuale. Ovviamente, ogni azienda deve fare le proprie valutazioni, analizzando le possibilità di dipendenti junior e senior.
3. Abbinare mentor e mentee
Questa è la fase centrale del reverse mentoring. Individuare mentor e mentee compatibili tra i membri del proprio team è importantissimo. Il giusto abbinamento può dare i risultati sperati, mentre quello sbagliato può creare qualche problema.
Alla base di ogni abbinamento dovrebbe esserci solo una ragione: favorire l’incontro generazionale. In questo modo, entrambe le risorse coinvolte possono aiutarsi e trarre il meglio da tale esperienza.
Se si notano invece due membri del team che non sono compatibili, meglio non forzare le cose. Si possono fare delle piccole modifiche, così da evitare l’effetto inverso, ovvero l’incremento di discussioni e screzi tra colleghi.
4. Far partire il programma
A questo punto, il programma di reverse mentoring deve partire. Bisogna spiegare le linee guida ai partecipanti e farli sentire parte integrante del progetto.
Grazie a una presentazione accurata dove vengono analizzati tutti i dettagli, i dipendenti possono essere spinti a migliorare e avere un miglior rapporto lavorativo tra loro.
5. Monitorare i risultati
L’ultima parte consiste nel monitorare i risultati del reverse mentoring. Si può fare ciò attraverso strumenti che vengono stabiliti in precedenza.
Se tutte le fasi sono state studiate nel migliore dei modi e si sono scelti i giusti abbinamenti, sicuramente si potranno ottenere vantaggi e benefici.
Conclusioni: provare il Reverse Mentoring può essere ideale per azienda e dipendente
In ultima analisi, ora si conoscono tutti i dettagli in merito al reverse mentoring. Questa può essere una tecnica che può favorire tutti i dipendenti di un team, tuttavia, sono i giovani coloro che possono imparare tanto da questa metodologia.
Comunque, proprio come il Job Shadowing, questa tecnica deve essere applicata nel modo adeguato per essere produttiva.
Se la propria azienda non ha mai provato il reverse mentoring, può essere un’ottima idea quella di proporre questo sistema a superiori, dirigenti o manager. Così facendo, si mostrerà la propria volontà di crescere e di mettersi a disposizione del team per raggiungere tutti insieme obiettivi soddisfacenti.