Bilancio delle competenze: “cui prodest?”

“Ogniqualvolta siamo consci, o forse perfino quando non lo siamo, nel nostro cervello avvengono multiple computazioni che mantengono e aggiornano le risposte correnti ad alcune domande fondamentali. Sta succedendo qualcosa di nuovo? Incombe una minaccia? Sta andando tutto bene? Dovrei forse ridirigere la mia attenzione? Occorre uno sforzo maggiore?”
Lo scrive Daniel Kahneman nel suo celebre libro “Pensieri lenti e veloci”, evidenziando le caratteristiche più singolari e peculiari della nostra mente. Ogni giorno ci troviamo a riflettere su queste domande e, come dimostra Kahneman, il processo che ci permette di elaborale, pur essendo spesso involontario, consente di sviluppare le capacità di pensiero deduttive che arricchiscono il nostro bagaglio, dal momento che assumiamo lucidità tattica e consapevolezza situazionale.
Perché questi due costrutti sono così importanti? Perché assumere la cosiddetta lucidità tattica ci permette di rispondere alle domande sovracitate e, nello specifico, per delineare le tappe del proprio progetto personale e professionale è fondamentale sapere dove sono, cosa sta accadendo realmente dentro di me e attorno a me, prendere coscienza della realtà, delle variabili e dei loro mutamenti per reagire rapidamente, con tempismo e nella direzione giusta. Acquisire lucidità tattica significa utilizzare con efficacia quella che Kahneman chiama la fluidità cognitiva, ai fini della costruzione di una realtà interiore solida, che diventerà poi la piattaforma sulla quale impostare le nostre riflessioni riguardo il futuro sia personale che professionale.
Qual è dunque una strategia efficace per aumentare la propria produttività ed efficacia sia quando si svolge un compito all’interno del proprio progetto professionale sia, in via preliminare, per delineare le principali tappe della attuazione di quest’ultimo? Come essere, di conseguenza, anche più appetibile agli occhi del datore di lavoro?
Serve un approccio positivo caratterizzato dalla consapevolezza di sé stessi e delle proprie competenze e, soprattutto, dall’imprescindibilità della manutenzione di queste.

Ma cosa si intende davvero per competenza?
Come possiamo contestualizzare questo termine nel mondo del lavoro, a fronte dei cambiamenti che tutti noi, a qualsiasi livello, ci troviamo a dover affrontare quali, ad esempio, la richiesta di nuove skills e il tentativo di colmare il gap che ne deriva. È difficile stabilire una definizione precisa di competenza, in quanto presenta molte sfaccettature ed il termine racchiude diversi significati, secondo il contesto e la cultura in cui viene utilizzata. Secondo Le Boterf, consulente di formazione e management, la competenza è “un insieme riconosciuto e provato, delle rappresentazioni, conoscenze, capacità e comportamenti mobilizzati e combinati in maniera pertinente in un contesto dato”. Dunque, la competenza non è uno stato ma un processo e, in simultanea, la qualità specifica del soggetto di saper combinare diverse risorse, per gestire o affrontare in maniera efficace delle situazioni, analizzando con attenzione il contesto in cui si trova. Questo significa dare centralità a sé stessi e trovare, in primis, nella propria figura professionale un sostegno nei processi di scelta e decisionali, favorendo nel contempo lo sviluppo delle proprie competenze auto-orientative, tecniche e trasversali per essere sempre più in grado di gestire con cognizione di causa le diverse fasi di passaggio professionale e formativo.
Sono molti i percorsi, promossi da Psicologi del Lavoro, Formatori, Orientatori o Agenzie per il lavoro che accompagnano le persone nella stesura del bilancio delle proprie competenze al fine della ricerca attiva di un lavoro, che sia realmente in linea con il proprio profilo e con i propri interessi. Queste figure si pongono come dei mentori durante il percorso, che appare spesso arduo e complesso, soprattutto ai giovani che ancora non si sono addentrati nel mondo del lavoro ma che hanno le potenzialità e la grinta per farlo e avere successo.
Ma qual è il segreto per rendere il bilancio delle competenze realmente efficace e funzionale?
Redigerlo sì, ma con la consapevolezza dell’importanza della formazione lifelong come unico strumento per valorizzare e sviluppare le proprie attitudini, potenzialità e aspirazioni guidati da un approccio realmente innovativo. Riprendendo il pensiero di Vygotskij, psicologo e pedagogista sovietico, è necessario porre l’accento sia sulle sfide che l’individuo si trova ad affrontare, ma anche sulla quantità e sul tipo di risorse che ha a disposizione per superarle con successo. Infatti, anche una sfida personale o professionale può essere considerata tale solo quando il processo per risolverla non prosciuga le proprie risorse, ma arricchisce le proprie competenze. Dunque, il consiglio pratico è: non smettete mai di formarvi e di lavorare sulle vostre competenze, valorizzatele e miglioratele…perché sono il vantaggio competitivo più autentico e strategico che avete a disposizione!