fbpx
Risorse Umane

I conflitti sul posto di lavoro

Chi di noi non ha mai avuto un conflitto sul posto di lavoro?

Tutti, e non c’è nulla di strano perché il conflitto è parte integrante della comunicazione e della relazione. Ci hanno abituati a guardarlo come qualcosa di negativo, ma qui non ci sono giudizi da valore da dare: il conflitto è una condizione, quindi è necessario considerarla come un dato di fatto. 

Ci sono diversi tipi di conflitto con i colleghi: costruttivi, distruttivi, accesi, latenti, non percepiti, inaspettati, risolvibili e quelli che non lo sono. Non tratterò qui i conflitti che nascono da opinioni differenti sull’oggetto del lavoro perché questi se risolti e mediati possono essere costruttivi. Qui voglio parlare di tutti quei conflitti sul posto di lavoro che ci logorano lentamente. 

Secondo diversi studi, i tipi di conflitti sul posto di lavoro hanno a che vedere con:

  • Carriera. Gli arrampicatori o leccapiedi non sono mai piaciuti, dal tempo delle scuole, e non piacciono nemmeno al lavoro, perché ottengono quello che piacerebbe avere a tutti, ma lo fanno con la manipolazione. Oppure se qualcuno ci passa davanti nella carriera, non siamo contenti, anche se magari gli riconosciamo delle competenze, perché in quella posizione vorremmo esserci noi.
  • Retribuzione. Il livello sbagliato per il tipo di mansione che svolgiamo, la percezione di non equità nel nostro stipendio, straordinari non pagati, non riconoscimento del lavoro svolto, aumenti dati a persone dal tuo punto di vista non meritevoli: tutte queste e altre ancora possono essere causa di conflitto
  • Svantaggio sociale. Se ti trovi in una situazione sfavorevole, ad esempio hai una disabilità, un tuo famigliare ha bisogno di cure, hai una situazione economica complicata, percepisci il mondo come ingiusto e già questo è sufficiente per poter accendere un conflitto. Se sul posto di lavoro non ti viene riconosciuta la condizione di svantaggio e magari viene addirittura ipotizzato possa essere una scusa o diventa motivo di bullismo o mobbing, il conflitto si acuisce ancora di più.
  • Storie personali. Passi sul lavoro la maggior parte del tempo e lì nascono amicizie e a volte amori. Le aree della vita si confondono ed è inevitabile portare sul lavoro aspetti che arrivano da fuori. Lo sa bene chi lavora con la propria famiglia o con il proprio partner.
  • Genere e orientamento sessuale. Diventa motivo di contrasto in tutti quei casi in cui non c’è considerazione paritaria tra i due sessi, che si tratti di mansioni, responsabilità o stipendio. Si inasprisce quando subentrano il mobbing e il bullismo per ragioni di genere, molto frequente laddove siano impiegate persone omosessuali o transessuali.
  • Razza. Il razzismo è presente sui luoghi di lavoro e porta con sé strascichi immensi dal punto di vista conflittuale. A volte è esplicito, altre volte è implicito ma è comunque percepito da chi non appartiene alla razza maggiormente rappresentativa di quel posto di lavoro. Conseguentemente possono emergere conflitti che concernono (vedi prossimo punto):
  • Religione. A qualcuno sembrerà strano ma in alcuni luoghi di lavoro la religione è motivo di conflitto.

A questo punto puoi immaginare che i conflitti sul luogo di lavoro non hanno a che fare direttamente con il lavoro. 

Perché si creano dissapori sul lavoro?

uomo che scrive a mano su carta

Hanno a che fare con altre parti di te: la tua identità, il riconoscimento della tua persona e delle tue competenze, la tua sopravvivenza mentale, i tuoi valori. Per questo si chiamano conflitti di seconda generazione: non hanno nulla a che fare con aspetti concreti, ma hanno a che fare con qualcosa di più profondo.

Ora che hai capito di che cosa è fatto il tuo conflitto lavorativo, cosa puoi fare?

Come risolvere i conflitti sul posto di lavoro

Combattere? Ignorarlo? Accenderlo? Trovare una mediazione?

Nulla di tutto ciò, perché non puoi trovare una mediazione nel riconoscimento della tua identità. Sai bene che accendere il conflitto o combattere, potrebbe essere rischioso: potrebbe minare quel poco di riconoscimento che ti stanno riservando oppure potrebbe generare un peggioramento della tua condizione lavorativa.

Puoi fare una cosa: gestire.

Qui di seguito un esercizio per farlo: 

  1. Descrivi il conflitto, se vuoi scrivilo
  2. Spiega a te stesso cosa hai provato
  3. Come hai reagito
  4. Come valuti il tuo comportamento
  5. Cosa volevo dimostrare con il tuo comportamento
  6. Come avresti voluto reagire

Non ti servirà per risolverlo, perché per alcuni conflitti non c’è soluzione, ma almeno potrai essere più consapevole di te e imparare ad agire più consapevolmente.

Eleonora Ferraro

Mi chiamo Eleonora Ferraro e aiuto le persone a uscire dall'insoddisfazione lavorativa in modo creativo: per farlo utilizzo il metodo del coaching umanistico, le mie competenze in risorse umane, il colloquio motivazionale e mediazione dei conflitti. Uso gli stessi metodi per lavorare con i team di lavoro, per supportarli nel raggiungimento di nuovi obiettivi. Insegno anche: se non ci incontriamo in studio o in aula, puoi trovarmi su Instagram e su Linkedin, o sul mio sito.

Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Pulsante per tornare all'inizio